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lunedì 21 ottobre 2013

SBK - Il pagellone finale


Tom Sykes 10
Abbiamo ancora negli occhi il buon viso a cattivo gioco di Tom dodici mesi fa, dopo il mondiale perso contro Max Biaggi per la miseria di mezzo punto. Sconfitta che avrebbe steso chiunque sul piano psicologico. Non Sykes, che ha mostrato la maturità e la saggezza del campione. Ha capito d’esser diventato il più forte, lavorando durante l’inverno per migliorarsi ulteriormente. Ha affrontato anche momenti duri nel corso dell’anno. Ma è stato il più costante, il più bravo, il più spietato. Otto Superpole (!) e nove vittorie. Così Tom si è ripreso tutto con gli interessi, festeggiando a Jerez con un po’ di commozione. Bello così. Bello anche aver ammirato, negli anni, la trasformazione di un pilota. Un tempo inconcludente e pasticcione, ora velocissimo ed efficace. Nel 2014 tenterà il bis in Kawasaki. Poi chissà: avventura in MotoGP?

Eugene Laverty 9
In attesa di trovare (?) una moto per il 2013, Eugene riflette su un secondo posto agrodolce. Bella la stagione del britannico Aprilia, soprattutto la seconda parte, condita da vittorie e bellissime gare. Ma alla fine il titolo è andato a Sykes, e la differenza l’hanno fatta i dettagli. I cinque zeri di Laverty (a fronte dei due di Tom) a conti fatti si sono rivelati determinanti. Troppi punti persi ad inizio anno, molte cadute ingenue. Peccato, perché Eugene sul piano tecnico si è mostrato sopraffino. Ed alcune volte è sembrato il pilota più forte ed intelligente in gara. Ha bisogno di un altro piccolo salto di qualità. Può compierlo, ma dove? I suoi tifosi attendono impazienti.


 
Sylvain Guintoli 7
Voto assai istituzionale, doveroso per chi in ogni caso ha terminato la stagione al terzo posto. Ma una sola vittoria (peraltro ottenuta nel primo GP stagionale), in sella alla Aprilia portata nove volte sul gradino più alto del podio da Laverty, oggettivamente grida vendetta. Sylvain, scelto da Noale per il dopo Biaggi, è stato tutto fuorché il degno erede di Max. Pilota veloce e quasi impeccabile nello stile. Ma non un vincente. Nelle occasioni più importanti, il francese si è sciolto come neve al sole, lasciando campo libero ai rivali. Resta un’eccellente seconda guida, ed il prossimo anno avrà a che fare con un certo Marco Melandri.

Marco Melandri 7
Eccolo, Marco. Il volto triste di questo finale di stagione. Tanta tanta frustrazione. Ed è normale per chi, ad inizio anno, era dato per favorito. Per storia, per carriera, per qualità oggettiva. Il binomio Marco-BMW è stato un sostanziale fallimento. La moto tedesca non ha mai raggiunto i livelli delle rivali Aprilia e Kawasaki. Solo la classe di Melandri ha consentito il raggiungimento di risultati importanti, con l’ulteriore amarezza dell’annuncio, a stagione in corso, del ritiro della stessa BMW dalla Superbike a fine anno. Situazione già vissuta dal ravennate ai tempi della Yamaha: quasi una maledizione. In pista di più non si poteva fare, il titolo era oggettivamente impossibile da conquistare. I rimpianti tornano più al 2012, quando Marco gettò al vento la chance iridata sul più bello. Quel che resta è il terzo anno in Superbike chiuso a veder festeggiare gli altri. Boccone amaro, per chi nel 2010 giunse dalla MotoGP con la serissima idea di divenire il sovrano delle derivate di serie. Come insegna Sykes, mai buttarsi giù. Mente e testa al prossimo anno, all’avventura intrigante in Aprilia. Per l’ennesima volta, si ripartirà da capo.

Chaz Davies 6,5
Anch’egli frenato dai guai BMW e da un livello di prestazioni non sempre al top. Chaz è stato costante ma non troppo veloce. Ha chiuso cinque sole volte sul podio, vincendo tre gare (stesso numero di successi raccolto da Melandri). La doppietta di Aragon ad inizio anno ha illuso un po’ tutti. No, Davies non è ancora all’altezza di lottare per un titolo mondiale. Ma vista la sua giovane età (26 anni), ci attendiamo progressi in futuro. In Ducati. E non sarà facile…

Davide Giugliano 6,5
A conti fatti, sesto in campionato con moto clienti (miglior privato dell’anno) non è poi così male. Ma la stagione di Davide lascia in bocca un po’ di amaro. C’è la sensazione netta che potesse fare molto meglio. Troppi errori nella prima parte, ben sette ritiri, molte occasioni gettate al vento. Si è “calmato” nel finale di campionato, limitando le cadute. Due soli podi (ad Imola e Laguna Seca) restano un bottino esiguo per un ragazzone pieno di talento e potenzialità. Anch’egli è giovane e può crescere. Il futuro dev’essere anche suo.

Michel Fabrizio 5,5
E’ uno della vecchia guardia. Dei tempi magici di Bayliss, Haga e Corser, tanto per intenderci. Quel Michel lì, tuttavia, forse non c’è più. Il ragazzo è lo stesso, il pilota non più. A Michel sembra mancare il sacro furore di una volta, la grinta spaziale, se vogliamo anche l’arroganza di gettarsi in pista e tentar di fare la voce grossa ad ogni costo. La stagione del 29enne romano è l’emblema dell’assoluto anonimato. Un podio nella prima gara in Australia, poi tanti piazzamenti. Punticini preziosi intascati, utili per “festeggiare” un 7° posto finale che in realtà non esalta. E’ mancata la reale competitività, sia in Aprilia che, nella seconda parte di stagione, alla Honda. Il volto ed il tono di Michel sono sembrati spenti, affranti. Lo spettro dell’addio (se non alle corse, quantomeno alla Superbike) si avvicina pericolosamente.

Loris Baz 6
E’ il “bimbo” dello scatenato gruppone SBK, ergo è anche giusto non esser troppo severi con lui. In questo mondo l’esperienza conta tanto e per un classe ’93 non è semplice essere all’altezza dei piloti più quotati. Certo, Sykes con la stessa identica moto è stato di un’altra pasta. Nettamente. Per Loris (un terzo posto ed un successo, a Silverstone) anche l’amarezza di un infortunio che non gli ha consentito di completare la stagione. Avrà modo di rifarsi, a partire dal 2014. Avendo accanto un campione del mondo.

Jonathan Rea 6,5
Altro pilota spettacolare e spericolato, che ama vivere sul filo del rischio. Ha le potenzialità del big, del fenomeno, del campione, ma lo diciamo ogni anno. Ed ogni anno la pista ci offre risposte piuttosto sconfortanti. Jonny ha alternato, come sempre, grandissime gare (di cui una vinta, in Inghilterra) ad errori goffi e cadute pazzesche. Proprio un violento incidente al Nurburgring lo ha tenuto fermo per le ultime gare dell’anno. C’è da dire che da ormai qualche stagione, Rea è l’unico in grado di portare la Honda ad un discreto livello di competitività. Tutti gli altri (i vari Neukirchner, Xaus, Aoyama, Haslam) non ci sono mai riusciti. La love story con il team Ten Kate proseguirà anche nel 2014. Chissà con quali risultati.

Jules Cluzel 6
E’ salpato nel mondo Superbike in sella ad una delle moto meno irresistibili, la Suzuki Crescent. Talvolta ha pagato l’inesperienza, ma è piaciuto per il suo impegno e la sua voglia di portare a casa sempre il massimo (da ricordare il 2° posto di Silverstone in gara 2). Chiude il campionato in top ten, davanti al pur malconcio compagno Camier. Occhi al futuro e tante speranze di far meglio.

Leon Camier 6
Nella sua carriera ha subìto tanti infortuni. E anche nel 2013 non è stato da meno, schiantandosi con Rea al Nurburgring. Per lui persino il timore (fortunatamente sventato) di seri guai cervicali. Ha saltato qualche gara ed è rientrato nel finale, a Jerez, conquistando peraltro due buoni piazzamenti. Si trova bene in Suzuki e può aiutare il team a crescere.

Ayrton Badovini 6
Ducati. La moto peggiore con i problemi peggiori. Checa-Badovini, il team Alstare di Batta. In avvio di stagione, gli ingredienti “in rosso” sembravano squisiti, promettenti. L’annata è stata un disastro. Moto ferma, piloti in crisi, strategie assenti. Un po’ come in MotoGP. A farne le spese anche il povero Ayrton, che ha lavorato tantissimo, a volte anche da solo (visti i numerosi stop fisici di Checa), agguantando persino risultati insperati (un podio ed una Superpole). Ma a fine anno resta viva sulla pelle la sofferenza per i nove mesi di calvario.

Leon Haslam 5
Dalla BMW alla Honda per cambiare vita e ritrovare competitività. Progetto fallito. Dell’Haslam super dei tempi andati non v’è più nemmeno l’ombra. Colpa di tanti fattori: crisi psicologica, sfiducia e molti (gravi) infortuni. In più mettiamoci anche le difficoltà nel guidare una Honda che il solo Rea riesce a far funzionare, peraltro “a giorni alterni”. Annata da dimenticare, ma in Ten Kate puntano su Leon: confermato anche per il 2014.

Max Neukirchner 5
Altro pilota, come Haslam, in crisi d’identità. Pensare che qualche anno fa era considerato il gioiello assoluto delle derivate di serie. Uno degli assi potenziali del futuro. Guai fisici (e non solo) ne hanno frenato l’ascesa, e dopo alcune stagioni anonime in Moto2, il tedesco ha deciso di tornare a dir la sua in SBK. Ducati privata, ambizioni ridotte all’osso. Ha chiuso le prime 17 gare consecutive dell’anno in zona punti. Poi un infortunio lo ha tolto di mezzo fino al rientro di Jerez. Delle sue imprese, a dir la verità, si sono accorti in pochi. Fantasma.

Carlos Checa 4
Stagione pesantissima per Carlos e per tutti i suoi tifosi. Eccellenti premesse in avvio, l’esordio straripante nel sabato di Phillip Island con la Superpole strappata di forza ai mostri con le quattro cilindri. Bello anche l’inizio di gara 1: Carlos tosto, veloce e competitivo come sempre. Poi, l’inizio del disastro. Il contatto con Melandri, la violenta caduta, i dolori tremendi. Il Toro non ha mollato. Si è rialzato, rendendosi successivamente conto della pochezza assoluta del mezzo a sua disposizione. Persino ad Imola, dove Carlos negli ultimi anni aveva quasi sempre vinto, i risultati sono stati disastrosi. Miglior piazzamento stagionale? Un sesto posto a Portimao. Male male. Nel finale altri infortuni. L’operazione all’anca post high-side di Istanbul lo ha tolto dai giochi per le ultime gare, inducendolo a prender la decisione più dolorosa. Il ritiro, a 41 anni appena compiuti. Il motociclismo perde un grande. Un signore con la S maiuscola, oltre che un gran pilota. Carlos mancherà davvero tanto. A tutti.

Toni Elias 6,5
Per uno spagnolo che se ne va per sempre (Checa), ce n’è un altro che ha appena bussato al portone Superbike, con l’intenzione di farsi aprire e divertirsi per un bel po’. Toni Elias, ex iridato Moto2 e vincitore di una gara in MotoGP nel 2006 (all’Estoril in volata su Valentino Rossi), ha dimenticato gli ultimi risultati deludenti nel motomondiale, trovandosi pienamente a suo agio in sella all’Aprilia lasciata libera da Fabrizio. Otto gare corse al massimo e 70 punti in classifica. Non male. Bel protagonista da accogliere in via definitiva nel mondo SBK.

Federico Sandi 5,5
Pedercini ha voluto concedere al 24enne di Voghera un’opportunità intrigante ad inizio stagione, assegnandogli una Kawasaki privata. Le risposte sono state altalenanti. Buone gare ed errori veniali. La crescita, in ogni caso, c’è stata. Chissà se Federico avrà altre opportunità.

Mark Aitchison 6
Ha corso poche gare ed è piaciuto soprattutto nel finale di campionato. Quando, con la Kawasaki Pedercini, ha messo in mostra buone qualità, ottenendo discreti risultati.

Vittorio Iannuzzo 5
Ennesima chance in Superbike per un pilota generoso ma non troppo veloce. Costantemente in fondo al gruppo, non è mai riuscito a regalarsi un lampo reale, degno di tal nome. Suo miglior risultato dell’anno l’11° posto in gara 1 a Portimao. Poco.

Lorenzo Lanzi 7
E chiudiamo con una nota positiva. Partecipa solo agli ultimi round del Mondiale, ma si fa trovare prontissimo e con una Ducati un po' datata riesce lo stesso a fare bella figura, superando anche le Ducati ufficiali in quasi tutte le occasioni. Bravo!



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